Don Ernesto Degaspari: il racconto di un'esperienza in Sudan

Don Ernesto, in Italia per alcune cure mediche, ci ha offerto un generoso racconto della sua esperienza, che parte dagli anni '60 quando a Milano, nell'ambito del gruppo dei "Cenacolini", guidati da Sua Eminenza il Cardinal Montini, matura il desiderio di offrirsi agli altri come missionario.
Dopo gli anni della formazione ad Ivrea e in Australia, nel 1978 arriva il momento della partenza per l'Africa, in concomitanza con la decisione della Congregazione salesiana di rafforzare la propria presenza nel continente africano.
La prima assegnazione, nel 1979, è a Maridi nel sud del Sudan, in una zona popolata da agricoltori pacifici di etnia Zande.
Iniziano presto le difficoltà portate dalla guerra civile - una costante nel racconto di don Ernesto - al punto che, insieme al suo confratello, è costretto ad abbandonare quella regione e a spostarsi, questa volta tra una popolazione di allevatori, i Dinka: un'altra lingua, altri usi, altri modi fare e di essere ....
Nel 1983 un importante punto di svolta: arrivano nella missione di padre Ernesto le suore salesiane e grazie al loro contributo si possono avviare attività di catechesi, oratorio, insegnamento della lingua inglese e della Bibbia nelle scuole. Con l'aiuto di una suora infermiera, si attiva anche un ambulatorio, dotato inizialmente di un'attreazzatura constituita da ben tre ... sedie!
Nel tempo, però, si è evoluto in un dispensario e infine in un ospedale, dove è in corso l'allestimento di una sala per piccole operazioni. Le poplazioni locali preferiscono questa piccola struttura all'ospedale cittadino, più attrezzato, ma di cui non si fidano!
Il 1983 è però un anno particolarmente critico per il Sud Sudan: la guerra civile riprende vigore sotto l'impulso dell'esercito popolare di liberazione del Sudan; il confratello salesiano di don Ernesto viene preso in ostaggio, la missione cade in mano ai ribelli e la chiesa viene distrutta.
Nel 1985 arriva un nuovo incarico per don Ernesto, a Wau: il vescovo locale desiderava avviare un ciclo completo di educazione cattolica e così fu fondata dai Salesiani una scuola che è arrivata ad avere fino a 360 allievi e da cui è uscita l'attuale classe dirigente delle città di Wau.
Di tutti questi anni trascorsi in Sud Sudan, don Ernesto ci ha raccontato diversi episodi di vita vissuta: guai provocati dalla guerra civile, difficoltà con le autorità e ha tratteggiato il ritratto di popolazioni con un forte senso della spontaneità, ma molto legate al concetto di "tribù", come "famiglia llargata" alla comunità locale, da difendere energicamente e impermeabile agli scambi con altre comunità.
Ora padre Ernesto è a Khartoum. Dal 2011 il Sud Sudan è uno stato indipendente nel quale don Ernesto non può più farvi ritorno, altrimenti gli verrebbe impedito di fare rientro nel nord del Paese, che sta diventando ormai uno stato islamico. A Khartoum opera in una scuola tecnica, gestita in passato dai Comboniani che l'hanno poi ceduta ai Salesiani. La scuola ospita ora circa 350 ragazzi, ormai praticamente quasi tutti musulmani in seguito al progressivo trasferimento al sud delle famiglie cattoliche, dopo la divisione del Paese.
Purtroppo, mentre eravamo in compagnia di don Ernesto, è stato raggiunto da una comunicazione dei suoi confratelli salesiani in Sudan che lo aggiornavano in merito ad alcuni scontri a fuoco con vittime nei pressi della missione di Maridi. Ovviamente il dispiacere e la preoccupazione hanno subito preso il sopravvento: il pensiero di don Ernesto è corso ai ragazzi e alle famiglie di quella martoriata terra d'Africa.
Malgrado il rischio, l'età che avanza e qualche acciacco di salute, don Ernesto ripartirà per tornare nella sua "patria adottiva" il prossimo 17 giugno.
Lo vogliamo ringraziare per il suo racconto di un'esperienza di missione al servizio dei più piccoli e poveri fatta - coma ha voluto più volte sottolineare - non di concetti altisonanti, ma di vita vissuta a contatto con le persone.

Informazioni ai benefattori
Newsletter Iscriviti ora