Voglia di Resurrezione in Siria
Francesco De Gregori, nella sua poetica e provocatoria canzone "Generale", ad un certo punto dice: “si va dritti a casa senza più pensare, che la guerra è bella anche se fa male”.
Durante il nostro viaggio in Siria abbiamo visto di cosa è capace la cattiveria umana: nei quartieri più poveri di Damasco, in buona parte della città di Homs, nei villaggi inermi di pastori nel deserto vicino al lago salato di Al Jaboul e, soprattutto, per le vie di Aleppo. Davanti a questo terribile scenario, viene spontaneo pensare che
non si può più cantare questo verso della canzone di De Gregori, perché non è vero “che la guerra è bella”, la guerra è brutta, è tremenda, è oscena, è inaccettabile, proprio perché “fa male”!
La tragedia che la popolazione siriana ha subito sulla propria pelle, a causa di una guerra voluta da “altri”, per gli interessi di “altri”, ha avuto conseguenze drammatiche: nei circa 7 anni di scontri (che non sono ancora finiti!) i morti sono stati circa 500.000, di cui più di 200.000 civili e di questi quasi 25.000 sono bambini. Oltre
5.000.000 sono i rifugiati fuggiti in altri Stati e quasi 6.300.000 sono gli sfollati interni.
Nell'attuale situazione di guerra a bassa intensità, la popolazione tenta di ricostruire le case, i villaggi, le città, i negozi, le scuole, le chiese, le moschee ... ma la fatica più grande sarà quella di ricostuire l’anima delle persone. Quasi ogni famiglia ha perso un parente o un congiunto durante il conflitto, o ha avuto qualcuno che è fuggito in altre nazioni: è veramente complicato pensare di ricostruire rapporti sociali e relazioni.
In questo contesto drammatico, abbiamo visto dei “semi di speranza” che sono simbolo di rinascita per il Paese:
• il rientro di alcune famiglie nelle proprie case dalle zone in cui erano sfollate;
• la voglia di molti giovani di Damasco ed Aleppo di reagire al permanente stato di guerra,
uscendo di casa, frequentando i locali e gli spazi di aggregazione, facendo rivivere la città per ritrovare un po’ di “normalità”;
• la ricostruzione e la riapertura di diverse scuole danneggiate durante il conflitto che ha ridato vita alle comunità, facendo circolare le famiglie e i bambini per le strade;
• il rapporto di dialogo e collaborazione tra le diverse fedi resta aperto e costruttivo, malgrado l'esperienza del fanatismo fondamentalista che ha portato con sé il Califfato dell’ISIS.
Per questo ci sembra doveroso sostenere il lavoro che i Salesiani stanno portando avanti in favore dei giovani e delle famiglie più colpite.
Anche se non fa più notizia, non riempie i giornali, come nei momenti più aspri della guerra, non dimeticate la Siria!
I Salesiani di Aleppo, che gestiscono una Parrocchia e un Oratorio, stanno ristrutturando degli spazi all'interno di questa struttura per poter accogliere gruppi di giovani e offrire loro un luogo per momenti di condivisione e aggregazione, nel tentativo di ricostruire un tessuto umano e sociale lacerato dalla guerra.
Per la realizzazione di questo progetto ad Aleppo sono necessari € 20.000,00: aiutaci anche con piccole cifre per raccogliere quanto è necessario.
GRAZIE!