Mi chiamo Cilanda e non sono una strega
28 Luglio 2015
- 7 Febbraio 2025
- 7 Gennaio 2025
- 18 Dicembre 2024
- 20 Novembre 2024
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Novembre 2014. Il tribunale di minorenni ci chiama per prendere in carico un bambino abbandonato in ospedale. Rose l'infermiera e Tresor l'assistente sociale vanno in ospedale a vedere il bambino. Era stato trovato dalla polizia sulla strada, portato e abbandonato in ospedale 3 giorni prima. Nessuno se n'era preso cura, dicono sia sordomuto e stregone e sta per morire. È tutto sporco e puzza. Portiamo acqua e vestiti puliti e Rose scopre che... è invece una bambina, orfana, accusata di essere una strega e torturata; la portiamo a casa e il giorno dopo riprende a parlare, ci dice il suo nome: Mi chiamo Cilanda e non sono una strega.
3 mesi dopo a Casa Don Bosco, Cilanda è l'angelo che tutti i bambini chiamano sempre per giocare, per chiedere acqua, aiuto... Da grande vuole fare l'infermiera.
Mulume, Kujinga e Kayembe, meno di 3 anni, hanno commesso il delitto di essere orfani; Rocky di essere figlio di un zio paterno della mamma, orfana e violentata a 13 anni, Kanynda ha invece la colpa di essere albino, prova sufficiente per dimostrare che collabora con gli spiriti e dunque è un pericolo per tutti.
Fidele e Giorgette hanno perso i due genitori in un incidente a Kananga 5 anni fa. Loro sono perseguitate come streghe e colpevoli sono state portate alla prigione. Il giudice le affida al Centro Don Bosco. Abbiamo provato a fare una riconciliazione con la famiglia ma abbiamo ottenuto che adesso anche i suoi due fratellini Felix e Elie siano perseguitati per lo stesso motivo. La prova è che loro si raddoppiano, infatti sono gemelli. Per tutti, la prova che sono stregoni è di avere sempre voglia di mangiare.
Siamo al centro della Repubblica Democratica del Congo (RDC) che ha più di 60 milioni d'abitanti su un territorio grande come tutta l'Europa si trova la città di Mbuji Mayi: è il capoluogo di provincia della regione del Kasai Orientale con quasi 3 milioni di abitanti su un territorio di 170 302 Km quadrati e una popolazione di oltre 7 milioni di abitanti. Il clima è sub-tropicale, una delle peculiarità di questa città è quella di essere uno dei principali centri dell'industria diamantifera da cui proveniva la principale entrata di capitali. La società che estrae e commercializza i diamanti è la MIBA, fulcro dell'economia della città e della regione che però è in fallimento, trascinando al disastro tutta l'economia.
I servizi medici sono insufficienti e cari, mancano le scuole e i costi di quelle esistenti sono quasi inaccessibili. Meno del 20% della popolazione ha acceso all'elettricità e all'acqua potabile.
Le vie di comunicazione che collegano la città al resto del Congo sono quasi impraticabili e la maggior parte delle merci arriva in biciclette o in aereo, cosa che fa lievitare i costi facendo che i prezzi delle merci siano elevati in rapporto a quello che la popolazione può permettersi.
Il 75% della popolazione vive con meno di 0,20$ al giorno. La media di vita è di meno di 42 anni.
La famiglia è la prima ad essere sconvolta da questa crisi a cui s'aggiungono gli spostamenti forzati di parte della popolazione. Infatti molti genitori obbligati a cercare lavoro altrove finiscono per sparire e lasciare moglie e bambini abbandonati a se stessi. Molte madri abbandonate e senza sostegno, finiscono anche per abbandonare i loro figli.
Uno studio dell'Unicef stima a 15mila il numero dei bambini sfruttati nel lavoro delle miniere di diamanti e tra questi il 28% sono bambine. L'età media dei maschi è tra i 9 e 16 anni e l'età media delle bambine è di 10 anni. Una media di 6 bambini al giorno muore nelle gallerie o subisce violenze. Quasi tutti i bambini abbandonati perché orfani o che patiscono una malattia come epilessia, essere albini, malnutrizione... subiscono anche l'accusa di essere "stregoni" ossia portatori di malocchio perché in contatto con gli spiriti del male, e finiscono sulla strada dove vengono chiamati serpenti. Oltre ad avere subito torture fisiche, soffrono anche della esclusione sociale e sono obbligati ad abbandonare la città per sopravvivere.
Il Centro Don Bosco Muetu di Mbuji Mayi è stato fondato nel 1995 e si trova nella periferia a ovest della città, uno dei quartieri più poveri della città con più di 200 mila abitanti, tra cui molti profughi dei conflitti tribali dallo Katanga prima del 2000 e di conflitti in altre regioni. Pochi riescono a mangiare più di 5 volte alla settimana e la maggioranza sono senza lavoro stabile. Sopravvivono di piccoli commerci. L'opera gestisce una scuola elementare, una scuola d'alfabetizzazione, una scuola secondaria, un centro professionale, una parrocchia e una struttura d'accoglienza per i bambini e bambine a rischio chiamata Casa Scuola Don Bosco.
I salesiani per l'anno 2014-15 sono tre, Padre Jean Paulain, direttore e parroco; Padre Willy Bukasa, prefetto del centro professionale il mattino, prefetto della scuola secondaria il pomeriggio e direttore dell'oratorio; Padre Mario Pérez, servizi e responsabile delle scuole.
Le attività e le strutture dell'opera sono forzate ad adattarsi e crescere ogni anno per rispondere al grande bisogno di protezione dei minorenni a rischio e per rispondere alla richiesta di educazione, di formazione professionale, di formazione socioculturale e dei servizi parrocchiale di tutti i giovani della zona e delle famiglie.
La diocesi di Mbuji Mayi le autorità provinciali e locali, gli organismi, il tribunale per i minori e i servizi sociali spesso sollecitano il Centro Don Bosco ad intervenire e salvare dei bambini innocenti vittime d'ingiustizie e sfruttamento umano.
Dall'inizio dell'opera i salesiani si sono sempre occupati dei bambini di strada, avevano una piccola struttura per accoglierli e fare delle attività. Ma ci sono stati dei momenti dove la caccia collettiva a questa categoria di bambini ha fatto centinaia di vittime e ha reso l'attività insostenibile. Nella stesso terreno di Don Bosco Muetu nel 2008 dei bambini sono stati massacrati e bruciati vivi senza che i salesiani potessero intervenire. Per evitare di mettere a rischio tutti gli altri bambini dell'opera e per mancanza di mezzi, i salesiani hanno deciso di sospendere l'attività in attesa di tempi più favorevoli. A quel massacro solo due bambini sopravvissero. Attualmente l'ostilità contro i bambini di strada è sempre presente. Dopo diverse riflessioni la comunità salesiana dal mese d'ottobre 2013 ha deciso di ricominciare ad accogliere i minori a rischio visto il dramma sempre più grande di quanti subiscono e la mancanza di servizi d'accoglienza per loro.
Ogni giorno ci sono più di 300 bambini a passare la notte e mangiare.
Per il personale: è stato difficile all'inizio trovare delle persone che accettassero per paura di quanto se dice su questi bambini. Oggi ci sono 6 educatori fra cui Miguel che oggi ha 28 anni, e fu accolto come orfano e stregone da padre Mario all'età di 6 anni nella casa dei Ragazzi di Strada di Lubumbashi; ora è venuto fare il volontario è il logista e a donare un sorriso di fiducia ed incoraggiamento a tutti i ragazzi. Richard, accolto a Don Bosco Ngangi-Goma all'età di 13 anni, fa da coordinatore e formatore del personale. Rose e Marthe, infermiere ed educatrice delle bambine e più piccoli, con Monica professoressa nel centro professionale. Tresor, assistente sociale. Ci sono anche altri educatori scelti tra i giovani più grandi. Anche due mamme che lavorano in altri servizi contribuiscono a creare un clima di famiglia nel tempo libero.
All'arrivo quasi tutti i bambini hanno una salute cagionevole soprattutto a causa della malnutrizione e delle torture: piaghe infette, malattie della pelle e infezioni respiratorie.
A Casa Scuola Don Bosco ricevono tre pasti al giorno, cure mediche, alloggio, scuola e soprattutto un luogo familiare ed educativo, sicuro ed incoraggiante. Questo permetto loro di fare dei passi in avanti rapidamente, di volersi bene e volere il bene di tutti. Sono organizzati in gruppi di 10 bambini, ciascun gruppo ha un capo a cui far da riferimento per promuove i diritti di tutti i bambini.
Fanno dei progressi nell'igiene personale e nella socialità, alcuni sono i primi a scuola, pregano da soli o in gruppi, adempiono ai doveri che ogni gruppo ha, collaborano in tutto, proteggendo la casa e i salesiani e hanno ritrovato la libertà di giocare e vivere. Da stregoni o serpenti come venivano chiamati prima sulla strada, ora a Casa- Scuola Don Bosco studiano e si rendono promotori dei diritti umani degli altri bambini.
All'arrivo, ogni bambino è accolto dagli stessi ragazzi. Poi attraverso un colloquio fatto dall'assistente sociale e dal coordinatore, si cerca di conoscere la sua storia, la sua situazione e s'iniziano i contatti con la famiglia per verificare le possibilità di riunificazione. Se questo non è possibile, rimangono con noi e vengono inseriti in un gruppo dove sono seguiti dai loro stessi compagni.
La storia di ogni bambino è un dramma di ingiustizie e sofferenze. Ci sono quelli che non vogliono più sapere nulla della loro famiglia, quelli che hanno fatto diversi anni sulla strada. La maggior parte di loro viene da Mbuji Mayi o dai villaggi vicini, altri vengono dal Muene Ditu a più di 150 Km e altri da Kananga a più di 250 Km. I più sono accusati di stregoneria, la maggior parte sono orfani o figli di genitori separati, in qualche caso i genitori sono addirittura scomparsi da diversi mesi o da anni. Dall'inizio ottobre 2013 fino al mese di gennaio 2015, più di 600 bambini di strada sono stati accolti, 270 riunificati di cui 140 ricevono sostegno scolastico, alimentare e sanitario perché sono accolti da nonni anziani e poveri o da mamma vedove o abbandonate.
Ben 27 bambini/e dai 7 ai 14 anni sono stati salvati sottraendoli ai trafficanti di persone; per alcuni abbiamo dovuto anche pagare il riscatto.
Le principali urgenze sono:
Fare un pozzo per l'acqua profondo 180 m ed installare un potabilizzatore per i 2000 destinatari delle scuole e della casa scuola Don Bosco e per le 25.000 famiglie del quartiere. Ma questo costerebbe 72.460 $ che non abbiamo. Attualmente l'acqua, quando piove, è raccolta in cisterne sotterrane. Ma il più delle volte viene comprata in città a 15 km e trasportata con un camion cisterna donato da Missioni Don Bosco di Torino. All'arrivo si scarica una parte nella cisterna sotterranea e l'altra viene distribuita alle famiglie del quartiere. Ci sono giorni in cui non si trova niente dopo lunghe attese.
La costruzione di 30 aule: 22 aule per la scuola elementare, 4 per la scuola materna e 4 per l'alfabetizzazione dei ragazzi che non hanno mai frequentato la scuola e per gli adulti. Prezzo per la costruzione di un'aula: 17.800 $, per i banchi 4.500 $, due di queste aule sono state finanziate con il nostro aiuto.
Costruzione della scuola secondaria: 16 aule e 4 laboratori.
Equipaggiare i laboratori: le attrezzature non si trovano sul posto, bisogna portarle da fuori. Costruire una casa famiglia, come seconda fase per i bambini a rischio che non possono essere riunificati con la loro famiglia.
Tratto dalla Rivista del Sacro Cuore - settembre 2015